Mittwoch, 14. Mai 2008

Individualismo motorizzato

Qui in Vietnam le moto sono dappertutto. Riescono a riempire viali enormi, sfrecciando anche contromano e (importante!) suonando sempre il clacson – anche i marciapiedi sono comunque molto apprezzati, sia come parcheggi che come scorciatoie. Le moto sono più o meno sempre le stesse: i più ricchi hanno nuovi scooter, soprattutto la nuova versione della vespa (ma si possono avvistare anche vecchi modelli), gli altri hanno vecchie caffettiere, di solito viola e verdi. Da poco è stata introdotta la legge che obbliga tutti a portare il casco e, stando al numero di persone SENZA casco, la multa deve essere piuttosto salata. Sembra comunque che quest´obbligo non riguardi i minorenni, visto che i piccoli che viaggiano coi genitori non indossano mai il casco. Il nostro record di avvistamento di persone per veicolo è al momento di 7 (2 adultti e 5 bambini) ma teniamo gli occhi aperti.

I Vietnamesi l´hanno presa sportivamente e hanno fatto diventare una seccatura un accessorio è molto trendy: ci sono caschi che sembrano cappellini da baseball, altri con orecchie di animali più o meno conosciuti, oppure si può applicare una specie di parasole e far diventare il casco una specie di cappello alla Rossella O´Hara. Cosa che comunque si addice ai guantoni lunghi e le camicia fiorite-rigorosamente-manica-lunga che le signore indossano per non essere raggiunte dai raggi solari. Com´è noto le fanciulle orientali rincorrono il mito della pelle bianchissima (i complimenti che non mi sono già stati fatti: e io che pensavo di essere abbronzata!).

Questo tentativo di individualizzazione mi ricorda per certi versi gli Stati Uniti. Una delle cose che mi è più rimasta impressa (insieme alla mole di bicchieri, piatti, posate e borse di plastica che un individuo è costretto ad utilizzare quotidianamente) è l´uso della macchina. Per prima cosa nessuno si sogna neppure di andare a piedi. Ogni indicazione è data in minuti di guida, le città sono costruite a misura di macchina. È più facile trovare un ristorante drive-in o drive-through che non uno dove sedersi. Scendendo dalla macchina solo per andare in ufficio o tornare a casa rende anche difficile fare degli incontri e potersi presentare. A questa mancanza gli americani sembrano risolvere con gli stickers. Su quasi ogni macchina sono attaccati degli adesivi che raccontano:

  • Quanti figli si hanno e come si chiamano

  • Se sono bravi a scuola (Proud parents of...)

  • Se siano stati mandati in guerra (Proud parents of...)

  • Se i genitori siano stati in guerra

  • La fede politica del propritario del veicolo

  • Varie ed eventuali (a volte tremende, a volte meno)

Trovando la cosa piuttosto interessante ho fatto una piccola raccolta... (Purtroppo manca il mio preferito “Freedom is not for free”)




1 Kommentar:

gast hat gesagt…

Ancora peggio che a Roma e Napoli, sono contento. Ci deve essere pure qualcuno che ci batte. Quanto a mettere adesivi sulla machina di tipo personalizzato ci sto pensando, per esempio potremmodire "questa machina ha l'onoire di ospitare qualche volte dei figli che hanno un saco da fare, mentre noi diamo dei pigraci !", oppure "Sono diventato cane sciolto e andrò in giro a fare pipì dove mi capita".

La trovo un'ottima idea. Del resto il vostro video aveva già mostrato bene la confusione. Forse è acostabile anche a quello delle isole greche dove ogni giorno si noleggiano motorini che si schiantano dopo cinque minuti.

Giorgio